sabato 7 gennaio 2012

     Mutando il rapporto tra lavoro e soggetto, anche la vecchia alienazione operaia si trasforma in frustrazione soggettiva. Un modello in cui le reti affettive, l'empatia verso l'altro rimangono e anzi diventano sempre più centrali ma solo come simulacro di sé stesse, qualità devitalizzate e alienate di una umanità desocializzata. Le tracce dell'affettività riemergono sotto forma di capitale sociale, la categoria con cui il sapere dei sociologi, sempre eccessivamente prudente, ha ribattezzato la sussunzione del personale nell'economico traducendo legami sociali di natura simbolico-affettiva in pacchetti di contatti "utili" alla messa al lavoro. E' in questo processo di traduzione del personale in economico una delle radici della moderna alienazione soprattutto di chi lavora comunicando. E' il rapporto relazionale e sociale con l'altro che, mutata la sua natura da legame affettivo in legame utile, si erge di fronte alla coscienza del lavoratore cognitivo come merce astratta e soprattutto come forma di competitività che rende precaria e rischia in ogni momento di rompere la rete di socialità personale. Quando questo delicato equilibrio si lacera emerge la sofferenza [...] E' soprattutto la sfera degli affetti a venire meno e nella forma che gli psicologi hanno visto crescere in quella sorta di Mecca mondiale del lavoro cognitivo-creativo che è la Silicon Valley, l'inaridirsi di quella dimensione affettiva connaturata all'uomo come essere sociale che è il contatto fisico [...] Il lavoro cognitivo è dunque una scheggia di composizione sociale che pone al massimo grado un problema fondamentale di ricostruzione di una comunità di destino del lavoro nei tempi della disgregazione del legame sociale di classe. Perché è il sentimento che in maggior misura sperimenta in primo luogo a livello soggettivo la lacerante contraddizione tra una debolezza di rappresentazione in quanto soggetto sociale e la centralità oggettiva del suo ruolo nei processi produttivi e riproduttivi. (A. Bonomi e E. Borgna, Elogio della depressione, Einaudi, Torino, 2011)

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