domenica 5 settembre 2010

W.R. Bion (1982) , La lunga attesa. Autobiografia 1897-1919, t.i., Astrolabio, Roma, 1986.

 Vecchi fantasmi, che non muoiono mai. E neanche scoloriscono; conservano meravigliosamente la loro giovinezza. Davvero, riescono ancora a scorgere le gocce di sudore, ancora fresche, ancora distinte, contro il pallore della fronte. Com'è possibile? Sono come gocce di rugiada sui petali delle rose Rédouté. Una meraviglia, vero? Per favore, per favore, sta' zitto. Scriverò, davvero, lo farò. A Mamma Inghilterra: quella vecchia puttana!
Il bagno turco mi aveva enormemente rinvigorito; mi sentivo così pulito. Ma non è veramente così, sapete; è una specie di trucco. In realtà uno continua a puzzare. Hanno trovato il sistema di farci sembrare vivi, ma in realtà siamo morti. Anch'io? Ma certo, anch'io ero morto ... l'8 agosto 1918. Su questo argomento ci facemmo una bella risata, al circolo, dove i topi ... Ce n'era uno, pelato, gonfio, nutrito di cadaveri, che una notte mi si era piazzato sul petto. Mi aveva fatto ridere, perché mi aveva solleticato il viso con i baffi.
"Sta bene?". Mi ridestai con un sobbalzo, senza più senso dell'umorismo, per trovarmi di fronte all'inserviente del bagno turco che mi scrutava in viso. "Mi scusi, signore, ma mi pareva che si fosse messo a sognare". Mi affrettai. Non mi era rimasto molto tempo per prendere il treno per Cheltenham, dove mia madre era andata ad abitare in modo da poter stare vicina a mia sorella in collegio.

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