domenica 14 novembre 2010

La montagna (rivenuto, da qualche parte, in rete)


 In Albania c’è una montagna piena di sangue. Lo assorbe dappertutto. Una volta l’anno, in un immenso anfiteatro di roccia sotto la sua cima, migliaia di montoni, capre, agnelli, pecore e galli vengono sacrificati davanti a eserciti di pellegrini musulmani, affiancati da cattolici, cristiani ortodossi, agnostici, superstiziosi e atei affascinati dall’invisibile.
È l’ultimo macello d’Europa. Una densa nube rossastra ne nasconde la cima per giorni. Ha un nome terribile, che nessuno pronuncia e che in albanese vuol dire “paura”. Loro la chiamano semplicemente “la Montagna” per rispetto e per depistare gli intrusi.
In cima, accanto a una tomba, c’è una grande vasca di pietra dove cola il liquido fumante. Il sacrificio è per lui, Abbas Ali (il genero di Maometto), secondo la tradizione scampato miracolosamente al massacro di Karbala, in Mesopotamia, nel 680° secolo dopo Cristo è fuggito fin qui. La tomba è sua ed è attorno ad essa che gli albanesi – in maggioranza bektashi, cioè di origine sciita – vengono a sgozzare animali e ballare notti intere attorno al fuoco, stringendosi ai maestri spirituali. Guardano loro come venerabili dopo mezzo secolo di ateismo di Stato. Portano vestiti verdi, turbanti, barbe lunghe, e tutti hanno sguardi pieni di calma serafica.
Baba Edmundi, appena tornato dall’Anatolia, dona a centinaia di pellegrini il proprio respiro. Aspira, nel suo corpo, tutte le sciagure che gli vengono raccontate. Un anziano lo abbraccia dopo avergli raccontato un sogno e lo bacia sul petto. Inspira amori infelici, tristezza inguaribili, dolori lombari, alcolismo dei parenti, debiti non pagati.
I bektashi sono in bilico tra sciismo e sunnismo, attraverso la poetica e i mistici dell’Islam senza confini. Sono considerati più vicini al Cristianesimo che all’Islam. Invece della Mecca pellegrinano nella loro anima. I loro maestri sono più importanti del Corano e della Legge. Dove loro dormono sarà santificato dal loro sonno. I maestri hanno raggiunto dentro sé l’Uomo Perfetto che, a sentire i bektashi, abita dentro ognuno di noi. I maestri sono l’esempio.
I maestri respingono le passioni e praticano il celibato, l’ascesi e un severo noviziato, come i monaci cristiani. Non sono presenti donne blindate con veli o recluse in spazi ristretti. Sulla sacra montagna ci sono folle di ragazze in jeans, con braccia scoperte o in minigonna. Il velo fu vietato già nel 1937 a segnare la rottura con l’Albania e con le gerarchie conservatrici della Jugoslavia e del Kosovo.
Abbas Alì ogni anno ad agosto, scende dal cielo per cinque giorni. Si vedono i macellai-sacerdoti, gli agnelli spaventati, gli schizzi di plasma, il nauseabondo olezzo di carne, i meandri degli intestini trascinati dai cani, la puzza di bruciato, i mucchi di pelli, teste di mucche sgozzate. Migliaia di falò proiettano sui colli le ombre dei danzatori, cerchi di vecchie donne attorno ai roghi, ragazzi che girano gli spiedini o bevono la birra. Dopo cinque giorni il santo, abbuffato e sazio, torna in cielo. Gli zingari raccolgono le interiora rimaste nei canali di scolo. Le pelli sono state portate via e ora mancano i lupi, che fiutano da giorni il sangue lontano.

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