La bellezza è intollerabile e intollerante. Senza pietà sferza il nostro sguardo, seduce le orecchie già attente, cattura le nostre parole sospese, mistura di fulmine e lentezza. Lei basta a se stessa, né si interessa a noi, ma il suo richiamo è irresistibile e pretende una risposta che noi non conosciamo. Le battute d'introduzione della Sesta partita ci danno questa gioia dolorosa, questa luce fuggitiva che ci divide, questo "principio del terribile" di cui parlava Rilke. Qualcosa che svanisce nell'atto di compiersi. Semplici accordi arpeggiati, eppure, quasi un nonnulla, una struttura salda, austera e povera, che si apre soltanto grazie al fatto che ci apre. Sicuro, senza calcolo nè intenzione, il gesto incide una curva nella carne con l'indifferenza di un bisturi; e la mia carne si confonde con quella della musica.
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