Visto che, allora, sulla Terra nessuno più moriva, gli déi intervennero e Ares, lo Sterminatore, liberò la Morte. Così Sisifo dovette scendere nell'Ade. Non aveva però esaurito le sue astuzie: prima di morire aveva raccomandato a sua moglie Merope di non tributargli onori funebri e nell'oltretomba si mostrò tanto afflitto di quest'offesa, che riuscì a impietosire gli déi infernali, i quali gli consentirono di tornare sulla Terra per punire la sposa e compiere i funerali. Il patto era che subito dopo ridiscendesse tra i morti, ma Sisifo si guardò bene dal rispettarlo. Dovette, comunque morire, alla fine, e nell'Ade compare tra i grandi peccatori. Il suo inutile supplemento di vita è castigato con una pena simbolica: com'era stata vana la fatica a ingannare la Morte, così è vano il suo infinito sforzo di spingere fino in cima a un monte un macigno, perché questo, inesorabilmente, rotola indietro.
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