... mi riferisco all'eccessiva attenzione e importanza deputata dagli uomini alla loro virilità e al bisogno di esibirla e vederla confermata; sul piano esplicito e concreto delle performance sessuali e delle conquiste femminili, delle misure e dei numeri, ma anche - nei casi estremi e patologici - con la sopraffazione e la violenza contro le donne e contro i maschi più deboli. Il fallo non è un mezzo per incontrare l'altro ma un'arma impropria; la partner non è un'occasione di piacere condiviso, ma un test della propria prestazione. Alla svalutazione delle donne corrisponde la parallela idealizzazione degli uomini, la ricerca della frequentazione maschile di gruppo, con intimità corporee da caserma o da stadio tutt'altro che limpide, colorate da vistose quote sadiche omosessuali al tempo stesso agite e negate.
Direi che lo stile fascista è il modello fallico per eccellenza, tanto prepotente quanto interiormente fragile. D'altronde, sappiamo bene quanto le fantasie di onnipotenza siano l'altra faccia delle angosce di impotenza. La fallicità si manifesta infatti anche sul piano simbolico della competizione, dell'esibizionismo della forza muscolare e del potere, del piacere della sfida; tanto prepotente quanto continuamente esposto al rischio del fallimento.
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